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(Maria Rita Lai, Stefano Loddo, Rita Puddu)

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L'orografia del bacino è stata influenzata in larga misura dall'azione delle forze endogene, soprattutto durante l'orogenesi ercinica, e successivamente durante quella alpina, delineando le forme primarie del territorio, ricostruibili tramite la particolare orientazione dei principali corsi d'acqua che seguono spesso le direzioni delle linee di faglia. Queste sicuramente sono le principali responsabili della disposizione degli elementi morfologici presenti, soprattutto dell'evidente parallelismo esistente tra le dorsali principali e le aste fluviali maggiori, impostate secondo delle direttrici NNE-SSW, NNW-SSE e, meno frequentemente, E-W.

Nel settore montano l'aspetto morfogenetico dominante è connesso alla tettonica a fratture che si manifesta nella morfologia tormentata delle valli, nell'andamento tortuoso delle linee di cresta, nelle brusche interruzioni di pendio e nelle scarpate strutturali, oltre che nell'andamento meandriforme dei corsi d'acqua principali.

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Su Porteddu

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Morfoscultura nei porfidi granitici

Nella zona di affioramento delle litologie metamorfiche, a differenza di altri massicci paleozoici sardi, mancano le estese superfici di spianamento (denominate penepiani), di cui è possibile riconoscere solo alcuni lembi residui tra i 400-600 m. I cicli erosivi iniziati subito dopo l’orogenesi ercinica, e rinvigoriti dai movimenti tettonici alpini (durante il Terziario), hanno distrutto l’antico penepiano postercinico, mettendo in luce la complessa catena a pieghe creatasi durante l’orogenesi ercinica, attualmente ben visibile a Monte Tamara, Punta Rosmarino e Punta Sebera.

Inoltre gli stessi cicli erosivi hanno asportato le profonde coltri di rocce metamorfiche, facendo affiorare il complesso plutonico granitico. Localmente, però, rimangono residui di lembi scistosi, che l’erosione non è riuscita ad asportare del tutto, isolati in mezzo ai graniti. Si possono osservare a Monte Arcosu, Monte Santo, S’Arcu de Barisoni, Punta Maxia.

Le forme delle cime e dei versanti si sono spesso originate in conseguenza dell'erosione selettiva che agisce più intensamente sulle rocce meno resistenti (scisti alterati, metarenarie, graniti alterati e fratturati), risparmiando quelle più compatte (quarziti, marmi, graniti a grana fine, filoni di quarzo etc.).

Le rocce metamorfiche sono contraddistinte da ripide scarpate, visibili sui rilievi di Punta Tintillo (654 m), Punta Su Aingiu Mannu (606 m), Monte Chia (803 m), Punta Nicola Tingiosu (616 m); da picchi e torrioni dalle forme particolari, quali Rocca Concali Petuntu (623 m); da corsi d’acqua meandriformi quali i Rii Guttureddu e Gutturu Mannu, il Rio di Monte Nieddu, il Canale Is Canargius.

All’interno dei massicci carbonatici, inoltre, non bisogna dimenticare il paesaggio carsico, contraddistinto da cavità sotterranee, inghiottitoi, pozzi, doline ricoperte da terra rossa, canyons. Il carsismo ha creato numerose grotte riccamente concrezionate, tra le quali le più famose e visitabili, sono quelle di Is Zuddas (Santadi) con bellissime concrezioni di aragonite ed alabastro e con le particolari e rare eccentriche. In molte grotte sono state rinvenute brecce ossifere con resti di uccelli e roditori (fra cui il Prolagus sardous), oltre ad importanti reperti archeologici.

La zona di affioramento delle rocce appartenenti al batolite granitico ercinico sono contraddistinte anch’esse da una notevole varietà di forme. Sono frequenti le creste frastagliate con torrioni e spuntoni; le cataste di blocchi rotondeggianti, sovrapposti gli uni sugli altri; le cupole caratterizzate dalla esfoliazione secondo i piani di fratturazione; le bellissime rocce tafonate.

Le litologie granitiche sono caratterizzate da un’intensa fratturazione dovuta sia a fenomeni di contrazione per raffreddamento durante il consolidamento dei magmi dentro le rocce incassanti, sia all'azione dell'orogenesi alpina. La presenza delle fratture ha come effetto la produzione di grossi blocchi che, staccandosi dalle pareti rocciose e franando lungo i versanti, costituiscono dei paesaggi particolarmente selvaggi. Una di queste è la pietraia di Longu Fresu ai piedi del Monte Lattias, ma forme simili si osservano a Rocca Fonnesa, Monte Nieddu - S’Arcu de Barisoni.

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I picchi di Rocca Fonnesa (zona Guttureddu)

Un aspetto caratteristico di tutta l'area montana è rappresentato dall’alta frequenza dei coni di detrito. Essi costituiscono un elemento morfologico peculiare del settore metamorfico, mentre nelle zone granitiche sono in parte mascherati da una spessa coltre di vegetazione. Su queste ultime litologie, infatti, l’idrolisi dei silicati produce sia clasti sferoidali, sia un sabbione formato dai cristalli di quarzo liberati dalla matrice silicatica che, legandosi insieme alla frazione argillosa, riesce a stabilizzare il deposito dando così il via, nella maggior parte dei casi, ad un processo pedogenetico che porta alla formazione di una copertura vegetale che trattiene il detrito in posto.

I coni impostati sulle metamorfiti sono invece facilmente individuabili, frequentemente localizzati alla testata delle valli ed impostati all'interno dei canaloni, presentano una forma molto allungata, lungo la linea di massima pendenza ed estensioni areali dai 10 fino ai 100 mq circa. La loro origine potrebbe essere dovuta a fenomeni di termoclastismo (differenze elevate di temperatura tra il giorno e la notte) oppure di crioclastismo (azione meccanica del ghiaccio all’interno delle spaccature della roccia), comunque in condizioni climatiche differenti da quelle attuali (glaciazioni wurmiane).

La zona di affioramento delle litologie vulcaniche e della Formazione del Cixerri è contraddistinta da forme subpianeggianti o debolmente ondulate, ma sempre molto dolci, da cui emergono dei piccoli dossi allungati o cupole di lava andesitica isolate o raggruppate (Santadi e Barrua, Castello dell’Acquafredda di Siliqua), e dei pianori vulcanici assai estesi, delimitati da cornici verticali come nel caso del Monte Corona Arrubia e Serra Murdegu (Nuxis).

Infine le zone in cui prevalgono i depositi quaternari rappresentano le tipiche aree di raccordo morfologico tra i monti paleozoici e le pianure recenti. Le fasce pedemontane sono occupate dai pediments e dai glacis, che formano ampi conoidi alluvionali allo sbocco delle valli principali. Questi depositi formano delle superfici subpianeggianti, spesso reincise da corsi d’acqua poco accentuati che presentano carattere torrentizio. Le zone più prossime alla costa sono occupate dai depositi alluvionali più fini (sabbie e limi) che presentano una morfologia pianeggiante e talvolta depressa in corrispondenza degli stagni costieri (Santa Gilla, Porto Pino).

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