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Per una ricerca storica molto approfondita sugli usi civici e le vicende storiche generali della proprietà agraria e forestale nella Sardegna dall'undicesimo secolo fino alla fine del 1600 si rimanda all'ottimo contributo di Ortu (1992).

Fattore storico unificante tutti i boschi dell'isola sono le vicende non sempre univoche di gestione, che spaziano da una politica di conservazione ad una di liberalizzazione, che nei tempi passati hanno contribuito a depauperare il patrimonio forestale sardo. Inoltre quasi tutte le F.D. traggono origine da "terre comuni" o "ademprivi" di particolare natura.

Durante il periodo feudale i boschi furono conservati con cura: le popolazioni locali avevano il diritto d'uso (legnatico, ghiandatico e pascolo), il feudatario il diritto di caccia. In tale sistema il bosco era in grado di svolgere le funzioni protettive dai pericoli di erosione, di frane e di regimazione delle acque.

A seguito dell'uso prolungato nel tempo e perpetuato dei terreni, delle foreste e dei pascoli da parte degli abitanti del villaggio, i "feudi" divennero proprietà privata degli stessi, originando così gli "ademprivi".

I diritti d'uso sui beni ademprivili, originati come si è detto per consolidamento dei diritti, erano dapprima limitati.

Uno di questi diritti era dato dalle "vidazzoni", ovvero l'uso di superfici recintate dell'ademprivio utilizzate a coltivo e distinte così da quelle di uso comune per il pascolo.

Un altro diritto era costituito dai cosidetti "cuylis" o "stazzos" o "furriadorgius". Consistevano nell'uso di una vasta superficie di terreno annessa all'ademprivio, lontano dai villaggi, riservata al pascolo degli armenti di coloro che vi prendevano stabile dimora; a quest'ultimi era consentita una limitata attività agricola in prossimità dello stazzo.

Un terzo diritto sorse con le "cussorgie", terreni tolti dalla massa dell'ademprivio e assegnati, per il solo esercizio di pascolo, a persona o famiglia anche non del villaggio. La cussorgia, privilegio sull'uso di pascolo ademprivile dietro pagamento di un corrispettivo, era ben lungi dal costituire un diritto di proprietà, tuttavia, a causa della formazione di coltivi annessi agli stazzi della cussorgia (detti "orzaline", perchè erano generalmente coltivi a orzo), portò ugualmente alla proprietà privata, sempre per consolidamento dell'uso.

Nel 1835 con l'abolizione dei feudi spagnoli voluta da Carlo Alberto e la successiva Carta Reale del 1839 si cercò di mettere ordine nelle proprietà fondiarie e di regolamentare gli usi civici sui beni ex feudali denominati "ademprivili". Riconoscendo solo in parte il complesso dei diritti consolidatisi sull'ademprivio, si affidarono ai Comuni i rimanenti terreni ademprivili e allo Stato furono riservati i boschi aventi funzione idrogeologica, i laghi, gli stagni e le miniere.

Il Catasto della Sardegna, eseguito verso la metà del secolo scorso, rilevò che la proprietà demaniale ex ademprivile era pari a circa 500.000 ettari, di cui 345.000 di boschi.

La storia della Foresta Demaniale di Pula si può ricostruire solo per i tempi più recenti. Interessanti notizie sulla storia recente della foresta di Pixinamanna si possono trarre dai Registri Storici delle Foreste Demaniali della Sardegna e dalla pubblicazione di E. Beccu "Aree protette gestite dall'Azienda Foreste Demaniali della Regione Sardegna" (1990).

E' presumibile che la parte più prossima al mare, facilmente accessibile e vicina al paese di Pula ed alle rovine della città punico-romana di Nora, sia stata sottoposta, sin dall'antichità, al pascolo, ai tagli ed agli incendi. Le zone più interne, chiuse in valli anguste dai ripidi versanti, probabilmente si sono conservate incontaminate fino all'inizio del secolo scorso.

Le montagne di Pula sono ancor'oggi quasi prive di insediamenti umani, di costruzioni e di stabili aziende agricole. Vi si trovano ancora specie d'animali altrove rare o scomparse, indice che l'antropizzazione è ancora debole o comunque recente.

Quando pervenne allo Stato, la F.D. di Pula di origine ademprivile era costituita, come risulta dal "Registro Storico Foreste di Pula", da "un foltissimo bosco di alto fusto di quercia leccio e da rigoglioso sottobosco di fillirea, corbezzolo e lentischio".

Nel 1864 un lotto della foresta fu assegnato dallo Stato alla Compagnia delle Ferrovie sarde come compenso delle spese di costruzione delle linee ferroviarie Cagliari-Golfo Aranci, Chilivani-Porto Torres e Decimomannu-Iglesias. Ma la Compagnia, non potendone disporre pienamente per le contestazioni di coloro che reclamavano diritti di ademprivio, restituì allo Stato la foresta e nel 1870 ne ridiventò il proprietario.

La rimanente parte di foresta fu devoluta ai comuni per la vendita a privati con le leggi del 1863 e 1865. Queste norme, di segno opposto alla politica forestale degli anni precedenti e dettate sia da necessità economiche del bilancio nazionale sia da situazioni politiche contrarie alla proprietà statale, stabilivano che i boschi demaniali potevano essere ceduti ai Comuni a condizione che questi provvedessero a venderli entro tre anni.

La foresta fu così oggetto di avida speculazione: i primi compratori la disboscarono interamente, poi la rivendettero a chi la utilizzava con il pascolo o a chi, dopo il debbio, la metteva a coltura di cereali.

Talvolta se i terreni non potevano essere utilizzati a semina o a pascolo, gli speculatori, subito dopo il taglio di rapina, cessavano il pagamento delle rate relativo all'acquisto e li abbandonavano. In pochi anni vaste superfici boscate furono gravemente compromesse.

L'opera di recupero e di tutela iniziò nel 1903, quando i boschi furono riacquisiti dallo Stato tramite esproprio allorché i proprietari si rifiutarono di rimboschirli, in virtù del progetto di sistemazione idraulica del bacino montano dei Rii di Pula (legge del 2 agosto 1897).

Come riportato nella pubblicazione "l'Azienda di Stato per le Foreste Demaniali" (1959), "all'atto dei primi lavori la tenuta era popolata di lentisco, fillirea e corbezzolo con poche ceppaie di leccio, danneggiate dagli incendi e dal pascolo".

L'azione dello Stato si consolidò nel 1910 con la costituzione dell'Azienda di Stato per le Foreste Demaniali (A.S.F.D.) e il conseguente passaggio della Foresta di Pula al Demanio perchè riconosciuta suscettibile della sola coltura forestale.

Il nucleo iniziale di 4567 ettari (anno 1910) è stato via via esteso tramite acquisti fino agli attuali 9471 ettari (anno 1990). Il miglioramento dei soprassuoli boschivi è verificabile mettendo a confronto la ripartizione tra i vari tipi di uso del suolo risultante da tre inventari successivi.

Nel 1910 su una superficie di 4.567 ettari solo 135 erano bosco di alto fusto (sottosezione di Is Cannoneris), 4425 erano classificati come cespugliati o spazi vuoti, 7 ettari improduttivi.

Al 30 giugno 1924 la stessa superficie è stata così classificata: 3.967 ettari ceduo semplice; 200 ettari vuoti o radure; 5 ettari strade e fabbricati; 395 ettari incoltivabile, improduttivo, corsi d'acqua.

Al 30 giugno 1954 la superficie della foresta aveva raggiunto, grazie ad acquisti, 5.351 ettari così ripartiti:

  • 721 ettari fustaie di resinose (Pinus pinea);

  • 176 ettari fustaie miste;

  • 3.800 ettari ceduo matricinato con leccio;

  • 652 ettari cespugliati;

  • 2 ettari vivai, strade e fabbricati.

  • Queste F.D. costituiscono parte integrante del patrimonio di 44 complessi territoriali gestiti dall'Azienda per le Foreste Demaniali della Regione Sardegna. La F.D. Pula faceva parte del patrimonio immobiliare forestale dello Stato ed è pervenuta alla Regione Sarda in forza della L.C. 26/2/1948 n.3, mentre gli altri complessi sono stati acquisiti o assunti in gestione dall'Azienda via via, dalla sua costituzione ad oggi.

    La Foresta Demaniale Monte Nieddu è uno dei complessi forestali regionali di più recente acquisizione. La sua demanializzazione risale infatti al 1984 in virtù di acquisti da privati.

    Attualmente l'ente di gestione si occupa della manutenzione e del miglioramento del patrimonio boschivo assicurandone nel contempo la salvaguardia dagli incendi. A tal fine viene particolarmente curata la manutenzione delle strade, delle chiudende, dei viali tagliafuoco ecc. Un'idea sul tipo di attività svolte dai cantieri dell'Azienda si può avere dalla tabella 2 dove sono riportate le giornate lavorative delle maestranze occupate nei progetti dell'AFDRS inerenti le foreste del Sulcis. Come si può notare la foresta fornisce una discreta fonte di occupazione per le maestranze locali.

    (tratto da "Inventario Forestale della Sardegna" R.A.S. 1991)

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