Paleozoico Terziario Quaternario
Le rocce metamorfiche In questo settore della Sardegna affiorano le rocce più antiche del Paleozoico sardo. Si tratta di rocce studiate per anni dai geologi, e distinte con nomi che ricordano le località di affioramento o le zone in cui sono state studiate e descritte per la prima volta: la Formazione di Bithia (dal nome di un insediamento costiero cartaginese nei pressi di Chia), la Formazione di Gonnesa e quella di Nebida, la Formazione di Cabitza, la Formazione di Monte Orri, lUnità di S. Leone e lUnità dellArburese. Queste rocce si sono originate per deposizione dei sedimenti in un ambiente prevalentemente marino, in un periodo compreso tra il Cambriano (circa 570 milioni di anni) e il Carbonifero inferiore (circa 280 milioni di anni), ma forse linizio della sedimentazione risale addirittura al Precambriano superiore (670 milioni di anni). Sul fondo di un antico mare si depositarono inizialmente sedimenti arenacei ed argillosi con livelli calcarei (Formazione di Bithia, Precambriano? - Cambriano inf.); questi sedimenti continuarono a depositarsi anche successivamente dando origine ad arenarie calcaree, calcari e dolomie (Formazione di Nebida, Cambriano inf..); successivamente il livello del mare subì un abbassamento e si formò una piattaforma su cui sedimentarono fanghi carbonatici (Formazione di Gonnesa, Cambriano inf.); un nuovo approfondimento del mare determinò una ripresa della sedimentazione di sabbie ed argille (Formazione di Cabitza, Cambriano medio - Ordoviciano sup.). La datazione di queste litologie è consentita dal ritrovamento, allinterno degli strati, di resti fossili. Queste rocce, infatti, sono riccamente fossilifere, contengono resti di Alghe, Trilobiti, Echinidi, Spugne, Crinoidi, Archeociatine (organismi simili ai coralli costruttori di scogliere). Le località di affioramento di tali litologie sono caratterizzate da rilievi piuttosto alti ed aspri, le rocce arenacee ed argillose di colore grigio scuro, verdastro o rossastro, costituiscono alcune delle cime più elevate dellintero massiccio montuoso: M.te Is Caravius (1113 m), M.te Sa Mirra (1087 m), M.te Nieddu (1041 m) P.ta Sa Gruxitta (1093 m), P.ta Maxia (1017 m), P.ta Sebera (979 m), M.te Arcosu (948 m), M.te Tamara (850 m), M.te Seddas (845 m), P.ta Rosmarino (736 m), M.te Orbai (688 m), M.te Is Crabiolus Mannu (512 m). Particolarmente affascinanti per le grandi pieghe e per il loro aspetto marmoreo, dai colori grigi e neri, sono le litologie calcareo-dolomitiche della Formazione di Gonnesa, ben visibili a P.ta Sebera, M.te Tamara e M.te Orbai. Tra la fine del Cambriano e linizio dellOrdoviciano si verificarono dei movimenti tettonici legati allorogenesi caledoniana, che in questa zona della Sardegna, provocarono lemersione delle rocce sedimentatesi sul fondo del mare, il loro piegamento e la successiva formazione di montagne, che vennero parzialmente erose. Pertanto sopra alle litologie cambriche iniziarono a sedimentare nuovi depositi trasportati dai fiumi nel fondo dei mari. Queste litologie, molto particolari per i loro colori rosso-violacei e verdastri, sono quelle della Puddinga (Ordoviciano inf - Ordoviciano medio): si tratta di depositi che indicano un ambiente di sedimentazione di piana alluvionale e costiera, costituiti da conglomerati e arenarie contenenti grossi blocchi di calcari e dolomie cambriani. Successivamente si verificò la sedimentazione, in un ambiente di mare poco profondo, di arenarie, argille e siltiti, ricchi di resti fossili di Briozoi, Brachiopodi, Tentaculiti, Graptoliti, Crinoidi, Trilobiti, che andranno a costituire la Formazione di Monte Orri (Ordoviciano sup.) visibili tra Monte Orbai (nei pressi dellomonima miniera) e Monte Orri (Villamassargia). Nellarea della Miniera di San Leone (Capoterra) affiorano rocce dellOrdoviciano sup. fino al Siluro-Devonico dai colori scuri. In questa località si possono osservare: metarenarie, metaquarziti e metasiltiti con rari livelli di metaconglomerati a clasti di quarzo, liditi e quarziti. In alcune litologie talvolta sono contenuti resti fossili di Briozoi, Brachiopodi, Gasteropodi, Coralli e Crinoidi che indicano un ambiente sedimentario marino, dapprima litorale, poi progressivamente più profondo. Inoltre sono presenti: metaquarziti, metasiltiti grigio scure e metacalcari fortemente silicizzati, associati a mineralizzazioni quali skarns a magnetite, andradite, hedenbergite, wollastonite ed epidoto, che fino a metà del secolo fa venivano intensamente coltivate nella miniera.
Nella zona di M.te Santo e M.te Padenteddu (Pula) si possono rinvenire Coralli, Crinoidi e Cefalopodi nei calcari del Devoniano. Verso nord-est, tra Capoterra (Santa Lucia) e Villamassargia affiorano, al di sopra di tali sedimenti, le litologie più recenti del Paleozoico (Unità dellArburese). Si tratta di rocce stratificate, arenaceo-argillose appartenenti ad un complesso sedimentario attribuito al Carbonifero inferiore, denominato Flysch ercinico (tipico di una sedimentazione sottomarina). Questi sedimenti si depositarono mentre lantico continente dellEuropa mediterranea subiva i primi effetti dellorogenesi ercinica. I movimenti tettonici compressivi, molto più energici di quelli della precedente orogenesi caledoniana, determinarono la formazione della Catena Ercinica europea e causarono enormi deformazioni nelle rocce sedimentarie preesistenti. Queste inizialmente emersero dal mare, quindi vennero piegate e fratturate ripetutamente; questo è il motivo per cui attualmente queste rocce presentano spesso gli strati arcuati. In pratica furono trasformate da rocce sedimentarie in rocce metamorfiche. Gli stessi movimenti tettonici, inoltre, causarono forti processi erosivi, con la conseguente sedimentazione di potenti coltri di depositi terrigeni alla base delle catene montuose in fase di sollevamento. Le spinte tettoniche, infine, fecero sì che intere masse rocciose, assai estese, furono piegate e spostate di parecchi chilometri, andando a ricoprire rocce più antiche. Così le rocce dellUnità dellArburese (sedimentatesi più a nord, verso il centro della Sardegna) emersero dal mare e furono trasportate verso sud-ovest nella zona del Sulcis- Iglesiente, fino a ricoprire, in parte, le litologie sopra descritte. I graniti e le manifestazioni filoniane Grande parte dei rilievi del Parco è costituita da rocce di origine magmatica intrusiva o plutonica. Si tratta del Batolite del basso Sulcis la cui età è stata valutata intorno ai 289 milioni di anni (Carbonifero superiore). Anche i graniti sono una conseguenza dellorogenesi ercinica: durante il Carbonifero i magmi provenienti dal mantello della crosta terrestre risalirono in superficie e iniziarono a consolidarsi sotto le rocce paleozoiche appena descritte. Solo successivamente, durante il Mesozoico, il Terziario ed il Quaternario, lerosione asportò gradualmente le rocce metamorfiche che li ricoprivano ed essi vennero alla luce, formando i rilievi attuali. I graniti si rinvengono in due settori separati da una dorsale di rocce metamorfiche, orientata in direzione sud-ovest nord-est. A nord e nord-ovest costituiscono un imponente ammasso, compreso tra le foreste di Gutturu Mannu, Guttureddu e Is Cannoneris, culminante nelle cime di M.te Lattias (1086 m), Monte Genna Strinta (846 m), M.te Mannu (724 m), M.te Is Pauceris Mannu (721 m), Monte Sollai (724 m), P.ta Calamixi (824 m), M.te S. Barbara (615 m). A sud formano gli areali delle foreste di Monte Santo e Piscina Manna fino ai rilievi costieri di Santa Margherita, Domusdemaria, Chia e Capo Spartivento, culminanti nelle vette di Monte Santo (864 m), SOlioni (856 m), P.ta Is Crabus (576 m).
Prevalgono i leucograniti rosati, talvolta grigi, formati soprattutto da quarzo e feldspati alcalini, plagioclasi, biotite, muscovite e anfiboli. I minerali generalmente sono di piccole dimensioni e conferiscono alla roccia un aspetto isotropo, ma si riscontrano anche tipi a grana fine oppure tipi porfirici a grossi cristalli di feldspato rosato e di quarzo. Ai graniti sono frequentemente associate altre litologie legate al ciclo magmatico ercinico. Lungo le fratture della roccia risalirono dei fluidi a composizione diversa dai graniti che si consolidarono dentro queste spaccature. Si tratta di porfidi quarziferi (differenziati acidi a composizione leucogranitica) che si rinvengono appunto in giaciture filoniane; oppure di quarzo idrotermale bianco, che costituisce la maggior parte delle manifestazioni filoniane presenti allinterno del bacino e di cui si rinvengono filoni lunghi parecchie centinaia di metri. Lintrusione granitica produsse nelle rocce incassanti fenomeni di termometamorfismo: le alte temperature del magma granitico causarono importanti modificazioni delle loro caratteristiche. Le zone di contatto furono interessate, infatti, da processi di silicizzazione che ne aumentarono la compattezza e ne determinarono la trasformazione in quarziti, scisti macchiettati, marmi, cornubianiti, spesso associati agli skarns mineralizzati, cui si è fatto cenno precedentemente.
La Piana di Capoterra in un ampio ventaglio che, dal punto
di confluenza tra il Rio Guttureddu e il Rio Gutturu Mannu, si apre sino agli stagni
costieri costituendo la
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