Qualche
  cenno alla storia isolana dalla comparsa dei fenici attorno al X secolo a. C.
  al sovrapporsi a questi dei cartaginesi, alla conquista romana nel 238 a. C.,
  alla decadenza dell'impero romano, alla comparsa dei vandali di Genserico, che
  battuti dai Visigoti, si ritirarono sulle coste dell'Africa da dove iniziarono
  le loro scorrerie sui litorali della Sardegna.
     
  I Fenici  dalle coste dell'attuale Libano, diretti verso la lontana
  Britannia, per i loro traffici commerciali avevano bisogno di approdi per
  il rifornimento d'acqua e di cibo e per il riparo delle loro navi in caso di
  tempeste. Nelle coste della Tunisia attorno all'814 a. C. mercanti fenici
  provenienti da Tiro avevano fondato Cartagine. Nell' isola, si fermavano come
  abbiamo detto per fare scorte d'acqua e di viveri; lo facevano senza dubbio
  col permesso dei capotribù dei villaggi nuragici, già intorno all'anno 1000
  a. C. La presenza di terreni fertili li convinse a sfruttare quella
  opportunità. Poco per volta nacquero degli scali che col tempo divennero vere
  e proprie città; nacquero così Nora, Karalis, l'odierna Cagliari, Bithia,
  Sulcis, Tharros, Bosa e probabilmente anche Olbia. Le popolazioni nuragiche,
  ostili a tali insediamenti, si ritirarono nell'interno; quelle più tolleranti
  ed aperte agli scambi si integrarono con i fenici che introdussero nell'isola
  il vetro i tessuti di lana e di lino.
 
     
  Durante il VI secolo a. C. i Cartaginesi conquistarono quasi tutta l'isola,
  senza peraltro riuscire a vincere le fiere popolazioni dei monti orientali,
  quelle stesse popolazioni che in seguito i romani chiameranno Barbarie. In
  quei secoli la Sardegna divenne centro di notevoli scambi commerciali con
  l'Italia centrale, con la Sicilia, con la Grecia e con la penisola iberica.
  Come abbiamo già detto nel III secolo a. C. i romani  che ormai avevano
  conquistato la penisola, decisero di espandere il loro predominio sul
  Mediterraneo; con la prima guerra punica avevano conquistato la Sicilia; nel
  238 a. C. in concomitanza con una rivolta di mercenari cartaginesi, il console
  Tito Sempronio Gracco prese possesso dell'isola e ne iniziò la conquista. Le
  popolazione nuragiche dell'interno e quelle sardo-puniche delle coste opposero
  una fiera resistenza.  Nel 215 a. C.  Amsicora, un principe
  sardo-punico, armò un esercito che fu sconfitto nella battaglia di Cornus, in
  prossimità di Bosa. Il dominio di Roma aveva preso il sopravvento e durerà
  per circa VII secoli, in pratica fino alla caduta dell'Impero Romano
  d'Occidente.
 
 I
  romani sovrapposero le loro città a quelle dei cartaginesi, che a loro volta
  le avevano sovrapposte a quelle dei fenici; fondarono nuove città, tra cui
  Turris Libisonis al Nord, l'attuale Porto Torres e nell'interno Gerulis Vetus
  l'odierna Padria e collegarono le città costiere con quelle dell'interno con
  una fitta rete di strade.
      
  Nel 456 d.C. i Vandali, di ritorno da una scorreria sulle coste del Lazio,
  conquistarono Karalis e gli altri centri costieri dell'isola, senza che
  l'ormai decaduto Impero Romano d'Occidente opponesse la benché minima
  resistenza.     Tuttavia, malgrado il colpevole abbandono
  nel quale i Vandali precipitarono l'isola, Genserico  che quantunque
  convertito al cristianesimo, era seguace di Ario, si può sostenere che
  diede nuovo impulso all'espandersi del cristianesimo in Sardegna, trasferendo
  nell'isola numerosi vescovi cristiani d'Africa, perseguitati per la loro fede,
  tra cui Fulgenzio di Ruspe ed altri, risvegliando questi, con la loro fede,
  quel sentimento cristiano che durante il dominio dei Vandali, col degrado
  delle città, si era affievolito, anche per il rinvigorirsi delle sempre
  indomite genti della Barbagia  che aveva favorito un ritorno al
  paganesimo. 
 
     
  Tuttavia, non è da trascurare che già durante la dominazione romana la fede
  cristiana si era andata diffondendo nell'isola,  vuoi con la deportazione
  degli schiavi destinati "ad metalla", cioè all'estrazione dei
  minerali dalle miniere, vuoi dalle frequentazioni dell'isola da parte di
  mercanti romani di fede cristiana.  Il primo giorno di maggio del 303 d.
  C. a Nora fu martirizzato Efisio; l'anno dopo subirono la stessa sorte
  Simplicio a Olbia, Saturno a Karalis, Lussorio a Forum Traiani, Antioco a
  Sulci e Gavino, Proto e Gianuario a Turris. 
 
     
  Giustiniano, Imperatore d'Oriente, dopo la sconfitta e la cacciata dei
  Vandali, divise l'isola in "distretti" governati da uno Judex che
  aveva la sua dimora a Karalis, e che sotto il controllo di un Dux, stanziato a
  Forum Traini (l'attuale Fordongianus), controllava militarmente la regione. La
  Barbagia, indomita, cosi come si era sottratta al dominio di tutte le genti
  che si erano stanziate in Sardegna, dai fenici ai punici, compresi i romani,
  cosi sfuggi al controllo dei nuovi dominatori, creando, anzi, un regno
  indipendente, con connotazioni laiche sardo-pagane, che però ebbe vita breve. 
 
     
  Anche la dominazione bizantina, che durò circa tre secoli, lasciò l'isola
  nel più completo abbandono, soprattutto, durante le scorrerie degli Arabi,
  non dimenticando però di intensificare la pressione fiscale; tuttavia del
  periodo della dominazione bizantina, sono da ricordare il santuario di Nostra
  Signora d'Itria e la chiesa di San Saturno a Cagliari in stile bizantino.
 
     
  Nel corso della dominazione bizantina, i sardi, come abbiamo già visto,
  sempre più abbandonati a se stessi, soprattutto nel momento del maggior
  bisogno, vedi incursioni arabe, avevano poco per volta maturato una loro
  autonomia che si rafforzò ancora di più, quando i quattro luogotenenti
  dello Judex bizantino, furono delegati a difendere le coste dalle scorrerie degli
  Arabi. Per suo conto lo judex bizantino, si era ormai staccato dal potere
  centrale, rendendo ereditario il proprio potere. Durante il X secolo, a loro
  volta i luogotenenti diventarono essi stessi judices, facendo propri i
  privilegi che erano stati dello Judex. I territori da loro amministrati,
  furono chiamati giudicati: Cagliari, Arborea, Logudoro o Torres e Gallura, 
  diventarono veri e propri regni, con confini, leggi e lingue nazionali.
 
      
  Quello dei giudicati fu un periodo di notevole sviluppo in tutti i campi nella
  nostra Isola, non solo nel campo economico, ma anche in quello culturale e
  artistico. Barisone I, giudice di Torres chiese ed ottenne, dall'Abate di
  Montecassino l'invio nell'isola dei monaci benedettini affinché,
  portassero in Sardegna le nuove tecniche nelle colture agricole. La presenza
  dei monaci benedettini darà un forte impulso alla lavorazione della terra, ma
  anche alla erezione di edifici sacri. Ancora oggi chi guarda il paesaggio
  sardo, vede che esso è caratterizzato dalla presenza di un gran numero di
  edifici sacri di stile romanico.
 
     
  Sempre in riferimento al diffondersi del cristianesimo nella nostra isola, è
  da ricordare che già nel 417, esisteva ed esiste tuttora in territorio di
  Sassari la chiesa di San Michele in Plaiano, con allora l'annesso Monastero
  dove risiedevano i monaci d'Egitto giunti dalla Tebaide. Da questo monastero
  dipendeva quello di San Bonifacio, governato da monache dello stesso ordine e
  posto, anch'esso, nelle vicinanze di Sassari.
 
     
  Tutta questa lunga premessa, perché malgrado i lunghi abbandoni, le scorrerie
  incontrollate degli Arabi ( è di questo periodo l'abbandono da parte dei
  sardi delle città costiere, per rifugiarsi nell'interno, dove più facile era
  organizzarsi a difesa), in quei secoli lentamente, ma progressivamente, si
  espandeva la fede cristiana. E' di quell'arco di tempo che la religiosità
  sarda, si esprime nelle forme architettoniche del romanico. Ed è in quello
  stile, che nei secoli seguenti (XI-XIII), vennero erette in tutta
  l'isola un gran numero di chiese. Molte di queste chiese, legate anche ad un
  uso sapiente delle pietre con cui vennero costruite, sono rimaste inalterate
  nel tempo, altre hanno subito alterazioni varie nei secoli che seguirono.
 
 
     
  Fra tutte le chiese erette in quei secoli, sembra opportuno menzionare la
  Basilica di Saccargia, su cui ritorneremo, mentre ci piace qui ricordare le
  altre chiese sorte in quel periodo, presso Borutta il complesso benedettino di
  San Pietro in Sorres, edificato da maestranze pisano-pistoiesi. Su di una
  dolce collinetta, ad una trentina di km da Sassari, sorge la basilica di
  Santa Maria del Regno, in cui i giudici di Torres giuravano fedeltà al
  popolo, alla presenza delle autorità religiose. In un borgo di origine
  medievale, Bonarcado, che ospitò un convento camaldolese fu edificata in
  stile romanico la chiesa di Santa Maria, in parte rimaneggiata nei secoli
  successivi, si affaccia ora, con la sua mole, sulla strada principale.
 
     
  A Porto Torres la basilica di San Gavino fu costruita tra il 1065-1111 da
  maestranze pisane. Molto del materiale con cui è stata edificata fu prelevato
  dagli antichi ruderi di età romana. La basilica di San Gavino è
  caratterizzata da due absidi ed è di una bellezza e imponenza mozzafiato.
 
      
  A Santa Giusta le maestranze pisane, si servirono in gran parte di
  materiali prelevati dal poco distante villaggio punico di Tharros, per
  edificare la cattedrale di S.Giusta; prima che la superstrada escludesse
  l'attraversamento sia di Oristano che di S.Giusta, chi si recava a
  Cagliari, ne poteva ammirare l'imponente mole sulla sinistra della strada.
 
  Ricordiamo la chiesa romanica di Sant'Agata a Quartu Sant'Elena; la chiesa di
  Sant'Efisio a Nora a Iglesias nella cui piazza centrale, una delle più belle
  dell'isola, si affaccia la chiesa di Santa Chiara, dalla facciata
  romano-gotica che fu fatta edificare dal Conte Ugolino; al suo interno la
  chiesa custodisce un altare barocco in legno di ginepro e una campana fusa da
  Andrea Pisano. Dall'altra parte dell'isola, verso Cala Ginepro e Cala
  Liberotto, tra verdi pinete, presso il fiume Cedrino, la chiesa di Santa Maria
  'Mare; edificata per volere di mercanti pisani, si erge al limitare di un
  canneto, tra palme nane, oleandri, rosmarino e ginestre.
 
     
  A Cagliari la cattedrale di Santa Maria, anch'essa sorta ad opera dei pisani
  XII-XIII secolo, ha subito vari rifacimenti; al suo interno si può ammirare
  un pulpito che scolpito per la cattedrale di Pisa fu dai pisani donato a
  Cagliari. La bella chiesa romanico-gotica di Sardara e tante altre di cui
  sarebbe arduo qui fare menzione.
 
     
  Ma ritorniamo, dopo una breve e certamente incompleta storia isolana, di cui
  abbiamo soltanto voluto fare qualche breve cenno, perché ci sembrava
  essenziale, per parlare della religiosità del popolo sardo che si è
  manifestata, cosi come abbiamo visto nei secoli con la edificazione di una
  miriade di cattedrali romaniche. per non abbandonare più questo tema, e
  parlare ora della Santissima Trinità di Saccargia che sorge nel comune di
  Codrongianus a circa 16 km da Sassari. Celebre monumento in stile
  romanico-pisano del XII secolo in pietre bianche e nere; il nome deriva dal
  sardo "s'acca argia", la vacca pezzata. Secondo una leggenda, sul
  luogo in cui poi sorse la Basilica, una vacca era solita inginocchiarsi ogni
  giorno, ed in quel luogo una nobildonna del luogo volle fosse edificata la
  Basilica. Fondata dai frati camaldolesi tra il 1112 e il 1116, fu completata
  qualche anno dopo da maestranze pisane di cui porta inconfondibile l'impronta.
  L'interno è ad una sola navata ed è caratterizzato all'esterno da una
  facciata con archetti e rosoni e da un ampio porticato costruito in epoca
  successiva di stile lombardo del XIII secolo. All'interno, nell'abside, sono
  presenti affreschi di connotazione bizantina. Il Campanile, imponente con la
  sua mole di 40 metri, mantiene la successione dei conci bianchi e neri,
  completando un meraviglioso complesso assai ben equilibrato
  architettonicamente. La mole imponente della Basilica sorge su un promontorio
  a margine della strada per Olbia; la Basilica è tuttora consacrata e vi si
  officiano messe e celebrano matrimoni. Un guardiano ne facilita l'accesso
  tutti i giorni.
 
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