di Tonino Musu

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I Mamutzones de Samugheo (Or), si inseriscono nel ricchissimo ed originale repertorio carnevalesco delle zone interne dell'isola, dove il culto della tradizione � ancora vivo.
Il gruppo ricostituitosi ai primi degli anni '80 si � da subito imposto alla attenzione di studiosi e appassionati per la sua originalit�.
Le maschere di Samugheo (Or) sono quelle che conservano maggiormente le caratteristiche da cui traggono origine. Anche se il loro significato primitivo si � in parte perduto, esse rappresentavano un tempo la passione e la morte di Dioniso, dio della vegetazione, le cui feste si celebravano in quasi tutte le antiche societ� agrarie.
Dioniso, il dio che ogni anno moriva e rinasceva, come la vegetazione, � rappresentato dalla maschera zoomorfa de "S'Urtzu", che indossa una intera pelle di capro nero, con la testa attaccata. Il capro era infatti la forma pi� frequente nella quale il dio si manifestava.
La rappresentazione della sua passione, che in tempi lontani era una cerimonia sacra, in periodo cristiano venne banalizzata e declassata a semplice maschera carnevalesca. In questa forma � giunta fino al nostro secolo. "S'Urtzu", tenuto per la vita da "Su Omadore", il suo guardiano, ogni tanto cade a terra fingendo la passione che precede la sua morte.
Le maschere dei "Mamutzones" rappresentano invece i seguaci di Dioniso. Si vestono di pelli e nascondono il volto con un copricapo di sughero munito di autentiche corna caprine o bovine, cercando di raggiungere l'estasi dionisiaca e lasciandosi possedere dal dio per rendersi simile a lui.
Ogni tanto circondano "S'Urtzu" e gli danzano intorno. Un tempo tutti i "Mamutzones" portavano con s� un bastone avvolto di pervinca o di edera, a somiglianza del Tirso.
Essendo tale strumento alquanto ingombrante, oggi viene portato solo da qualche maschera. I sonagli hanno significato apotropaico, vogliono cio�, col loro suono tenere lontani dalla cerimonia gli spiriti del male.
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