Poetica Sardinia
di Carolina Benincasa

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Da qualche anno il desiderio di vedere, con gli occhi da adulta la regione di origine della mia cara nonna Juannica Pinna, era sempre più presente nella mia mente.
Pur non avendola mai conosciuta, la Sua influenza attraverso mia madre e le sue sorelle, era sempre stata viva nella educazione di noi rampolli.
Severità, rispetto verso gli altri e se stessi, amore per la conoscenza.
Questi i prodromi della nostra rigida educazione.
Nella mente di bimba si era formata la convinzione che anche il territorio fosse severo,
concetto successivamente smantellato dagli studi geografici.
La ridente Sardegna mi ha accolto, con gioia, con sensibilità, donandomi la bellissima sensazione di far rivivere mia nonna, attraverso il mio andare tra gli splendori geografici ed archeologici della coinvolgente, misterica, poetica Sardinia.
Non ho certo esagerato con gli aggettivi; la terra di Grazia Deledda, di Barumini, dei murales di Orgosolo, dei fenicotteri rosa, ormai stanziali per le variazioni recenti del clima, le molte miniere, affascina, coinvolge chi vi si reca per vivere le atmosfere che questo splendido, antico territorio racchiude in esso, ma che, generosamente offre, a chi sa e vuole percepirle.
Non a caso ho definito questa splendida regione “Poetica “.
La sua posizione geografica ne fa una privilegiata dal punto di vista climatico; il mare Le dona una mitezza sulle coste ove una splendida macchia mediterranea, rigogliosa e gioiosamente intonsa, sorride a Gaia illuminata da Ra.
Mi trovo nella bella città di Calaris o “Casteddu”, è l’alba, il sole prepotente, emerge dalle colline; Ra, per alcuni minuti, non abbraccia Gaia, ma la domina ed ella quasi scompare nello splendore imponente, offuscante dei raggi nascenti.
L’orizzonte non è più nitido, contro il cielo ceruleo, Gaia quasi si annulla fra le braccia di Ra che, lentamente, percorre il sentiero di sempre.
Tutto sembra immobile, anche i rapaci non si librano più nell‘aere, rispettosi del magico vivere di Ra e Gaia.
E’ l’ archetipo della vita, la magia che si ripete, da sempre uguale eppur diverso .
Un’alchimia che fa vibrare .
La forte luce annulla ogni cosa, per poi riemergere, più forte, più viva di prima.
Soggiace Gaia alla potenza di Ra.
E’ la Katarsi.
Cornice di tale quadro è lo splendido blu cobalto del cielo e del mare che, talvolta diviene di un intenso verde smeraldo, con pennellate bianche per le onde che si infrangono lungo la costa o contro gli scogli, che siano appena affioranti o svettanti verso il cielo, quali sentinelle protettrici di tali splendori.
Tutto ciò è possibile, grazie all’ attenzione con cui viene tutelata da costruzioni irrazionali ed invadenti che ne avrebbero alterato il suo continuum.
E’ uno spettacolo che, da solo, vale un ritornare in questo splendido territorio.
Ho paragonato la Sardegna ad una giovane fanciulla dalle forme dolcemente curvilinee che inneggia alla vita avvolgendo tutti nei profumi intensi eppur dolci, trasferendo al cuore dell ’osservatore questo senso di gioia, di serenità.
E’ festosa, gioiosa ma, i cespugli non si ergono, sparsi senza un ordine precostituito, come accade ovunque si evidenzia la macchia mediterranea originaria, bensì, (ed è questa peculiarità che la rende unica), le forme dolci dei cespugli che si offrono allo sguardo degli astanti in un susseguirsi di sfumature di verde e di un caldo marrone, parrebbero curate da un sensibilissimo architetto di giardini.
Quasi mi par di vedere, giorno dopo giorno, questo sensibile artista, eliminare le foglie secche, potare, sempre con amorevole attenzione, il mirto, la ginestra, l’erica e tutte le altre realtà vegetative, donando forme quasi emisferiche che ricordano il dolce profilo degli antichi monti che ornano il cielo di un blu cobalto.
Ne risulta un paesaggio dolce, morbido, che entusiasma, commuove, rasserena la mente e lo spirito.
Pur se rare, talvolta si evidenziano delle morfologie perfettamente coniche che svettano verso il cielo, ma esse non terminano con vette aguzze.
La loro cima, quasi a voler chiedere scusa al cielo, si addolcisce come volesse non perforare la splendida realtà blu cobalto che sovrasta questa magica alchimia.


La Sardinia è una incessante momento di amore verso la Madre Terra che, fin dall’epoca del misterico popolo nuragico giunge immutato fino a noi, se pur sotto diversificate forme.
Il termine misterico, per questo splendido territorio non è un eufemismo né si può o deve circoscrivere alla realtà antropica, alla loro origine, al loro linguaggio.
Tombe, statue di giganti, anche esse misteriche, contribuiscono a rendere vieppiù affascinante la Sardegna.
Riflettevo, protetta dalla dolce ombra di una delle tantissime quercus suber che dominano il paesaggio arboreo, su tali peculiarità etnoantropiche quando, da lontano giunge il suono cadenzato, ripetitivo di una fisarmonica .
Potrebbe sembrare ossessivo, stancante per l’udito ed invece rilassa lo spirito .
Katarsi.
Tutto in Sardinia è katarsi: le misteriche statuine nuragiche, i templi che, fari del passato, rendevano agevole il navigare, le danze ancestrali, inneggianti le forze della natura.
Una stratificazione di realtà storiche che si legge nei visi scolpiti dal Tempo e dagli eventi,di molti abitanti.
Archetipi di civiltà solo in apparenza scomparse, come testimoniano i fassoni in uso ancora nel mondo dei pescatori sardi e, anello di congiunzione tra il passato ed il presente, tra popoli antichi del Golfo Persico, del Nilo di oggi come quello dell’ epoca dei Faraoni, ci narrano di usi antichi eppur attuali.
Antica, eppur attuale è la cortesia, la dolce accoglienza del popolo sardo .
Antico, eppur attuale è “su pane carasau” che da millenni soddisfa anche i palati più esigenti.
Antica eppur attuale è l’arte preziosa che trasforma l’oro, l’argento in preziosi e delicatissimi monili dai disegni risalenti a tempi lontani .
Vivere Sardinia è un viaggio nel Tempo, all’ interno di noi stessi per comprendere vieppiù il nostro animo ed i misteri che Gaia ancora ha in sé .

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